Oggi vogliamo parlarvi di un grande autore, noto al pubblico per la sua personalità eccentrica, uno spiccato gusto per la comicità controversa e, soprattutto, un inconfondibile ciuffo voluminoso biondo rossiccio che è diventato l’icona del suo stile. No, non preoccupatevi: non è mai stato Presidente degli Stati Uniti d’America. Stiamo parlando di Alan Bennett, drammaturgo, attore e sceneggiatore inglese.
Classe 1934, è del 1960 la sua prima opera di successo: Beyond the Fringe, una serie di sketch di teatro leggero dai toni parodistici che a chi ha qualche capello grigio, ricorda il genere della rivista. È qui che il commediografo inglese inizia a farsi la fama di mina vagante, caricaturando le autorità del tempo sul palco e demolendole a suon di risate.
L’inizio dell’ascesa di un autore che dimostrerà più volte di non temere di essere frainteso o di risultare offensivo: se ne avrà la prova in The History Boys, scritto ben mezzo secolo dopo Beyond the Fringe, nel 2004. Il ciuffo biondo si è sbiancato, ma lo smalto rimane: l’opera gode di un successo internazionale, sbarcando in Italia e diventando uno dei classici dell’Elfo Puccini, grazie alla regia della coppia Bruni/De Capitani.

Otto studenti, candidati all’ammissione nei più prestigiosi atenei del Regno Unito, si confrontano con un preside che ritiene la loro accettazione nelle migliori università il maggiore attestato di prestigio per la sua scuola. Pertanto, deciso a non lasciarsi sfuggire l’occasione, assume un nuovo insegnante che prepari i ragazzi per i test: Irwin, che come il più anziano collega Hector si scoprirà essere omosessuale e provare attrazione verso i suoi studenti.
In una trama minimalista, che gioca più con la spensieratezza che con la provocazione, emerge uno dei topos della letteratura omosessuale: la figura del precettore. Un fil rouge che va dai componimenti omoerotici per gli efebi della Grecia Antica fino alle tesi di Mario Mieli, ingiustamente accusato di pedofilia quando elogiava il fanciullo come creatura libera, ancora non sottoposta alle pressioni di una società che inculca l’eterosessualità con la forza. Hector si oppone all’educazione dogmatica che permette di incrementare i punteggi nelle graduatorie universitarie, spingendo i ragazzi ad aprire la propria mente invece che rincorrere trofei inutili.
Tutto questo ci fa riflettere su un’epoca in cui a fare le spese di pandemia e crisi economica ci sono stati anche l’educazione e i diritti civili. Scuole chiuse, cultura ostracizzata e ulteriore carica alla smania di guadagno vengono promossi come motore per uscire dal fango in cui riversa la società. Ecco quindi l’ottava sfida per i partecipanti al Premio Carlo Annoni: quando i vostri personaggi affondano nei loro problemi, chi è che li aiuta a riemergere?