LGBTheater – Storie dal sipario arcobaleno #6: Felice anno rosa!

Cari lettori, vi chiediamo scusa. Sono usciti ben cinque episodi di LGBTheater, e non ce n’è uno che sia dedicato a un’autrice donna! Eppure non che ne manchino nel teatro: in Italia le donne costituiscono la maggioranza del pubblico e il numero delle attrici supera di molto quello degli attori, sebbene i ruoli chiave nell’amministrazione siano purtroppo un monopolio ancora maschile.

Quante ne riconosci? Scrivilo nei commenti!

In quanto alle drammaturghe, invece, non c’è che l’imbarazzo della scelta: Yasmina Reza, Elfriede Jelinek, Lucia Calamaro, Biljana Srbljanović, Letizia Russo e Lucy Prebble, giusto per citarne un paio…

Come non partire, dunque, da Sarah Kane? Sembra quasi un cliché, che mal sopporterebbe un’autrice che di cliché non aveva niente: una ragazza inglese di buona famiglia che a ventiquattro anni ha scritto Blasted, opera crudissima incentrata su guerre, genocidi e violenza sessuale, non poté che suscitare scalpore nel Regno Unito nel 1995.

Blasted, pur non avendo personaggi omosessuali (l’atto sessuale tra Ian e il soldato avviene in una dimensione non consensuale), illustra di riflesso il sentimento di Sarah Kane verso il modello tradizionale di relazione eteronormativa: quello con l’uomo che domina e la donna sottomessa. Per osservare il vero amore nella produzione dell’autrice inglese dobbiamo attendere una coppia gay: la relazione di Carl e Rod nell’inferno di Purificati, per usare una metafora presente nel testo, è poetica e dirompente come un fiore che sboccia dall’asfalto. Il che non impedisce che finisca comunque tra lacrime e sangue.

L’anti-eteronormatività di Kane si trova anche nella più grande autrice inglese; anzi, “il più grande autore inglese”, citando il critico del Guardian Michael Billington, che ne proclama la superiorità anche sui colleghi maschi. Stiamo ovviamente parlando di Caryl Churchill. Nell’opera Sleepless, il suo addio a un primo periodo naturalista, vediamo tre coppie nelle loro camere da letto: l’unica che sembra felice è l’ultima, l’unica composta da due donne, che nelle altre scene vedevamo nel loro primo matrimonio. 

Anche l’apice del periodo surrealista arriva con una coppia gay: i personaggi di Abbastanza sbronzo da dire ti amo? rappresentano la fin troppo felice relazione tra USA e Regno Unito, fatta di tenerezza e complicità anche quando si parla di destabilizzare il Medio Oriente e torturare i dissidenti con il fil di ferro tra le gengive. Insomma, quel gusto per la morigeratezza che Sarah Kane avrebbe sicuramente apprezzato.

E così, lasciamo il 2020 con un sospiro di sollievo e accogliamo il 2021 con una domanda, per le autrici e gli autori che intendono partecipare al Premio Carlo Annoni: che tematiche deve affrontare e che bersagli deve colpire chi vuole shockare il pubblico?